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Sabino GESMUNDO

Sabino Gesmundo

Sabino Gesmundo

Sabino Gesmundo nasce a Terlizzi il 4 dicembre 1941.

Frequenta l’Istituto d’Arte di Bari. Nel 1959 consegue il diploma. Si trasferisce in Brianza e, dopo un primo periodo d’insegnamento, si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, Corso di Pittura tenuto dal maestro Domenico Cantatore. È suo allievo prediletto. Nel 1968 consegue il diploma. Frequenta il Corso Internazionale di Tecnica dell’Incisione all’Accademia Raffaello di Urbino.

È assistente volontario del maestro Cantatore dal 1968 al 1970. Ha occasione di farsi conoscere e apprezzare dai poeti e letterati che ne frequentano lo studio: Raffaele Carrieri, Salvatore Quasimodo, Leonardo Sinisgalli, Alfonso Gatto.

Partecipa a diverse collettive. Nel 1972 la prima personale alla Galleria Michelangelo di Bari, che gli procura notevoli consensi. Dal 1970 al 1997 insegna presso i Licei Artistici lombardi. Risiede a Milano, dove svolge attività di studio.

Ci lascia prematuramente il 16 maggio 2011. È sepolto a Lecco vicino ai genitori.

Se è vero che “l’arte nasce dall’arte”, come Sabino Gesmundo affermava, nel senso che l’artista ha quasi sempre uno o più punti di riferimento da considerare esemplari e su cui innesta la propria elaborazione creativa, è anche vero che l’arte ha bisogno di confrontarsi con l’esistenza in tutto il suo svolgersi. Determinante è stata, per lui, l’importanza della famiglia, intesa non solo come nido ma anche come travaglio: si pensi alla persecuzione subita nelle code del fascismo, da cui sono sgorgate nell’artista un’indomita ansia di libertà e un pensiero ruminante giammai rimosso.

Il percorso umano e artistico di Sabino Gesmundo, questo ci insegna: quanto sia necessario un centro di gravità permanente, nello specifico la comunità familiare, anche per chi intenda spendersi in ricerca, desideroso di essere con umiltà e fermezza nei cantieri della realtà sociale senza perdere di vista l’orizzonte complessivo conquistato ed eletto a proprio sistema di significato.

Ecco, dunque, le sue polarità: la terra d’origine, il grembo della madre, il maestro Cantatore, la lezione artistica europea (dal realismo di ascendenza cantatoriana all’espressionismo coloristico dei fauves, dall’informale materico degli anni ’50 fino al surrealismo alla Sutherland), per sfociare nell’indagine analitica del mondo naturale e nella sua elaborazione simbolico-immaginifica.

Famiglia e società, natura e arte sono i punti cardinali della sua esistenza. Gli siamo grati per questi doni umani ed estetici, ora custoditi dalla memoria familiare e sociale e chiaramente presenti in mostra e nel catalogo di accompagnamento.